R e S 2002/1 |
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Martedì 19 Gennaio 2010 15:52 |
Hanno partecipato: Gilberto, Walter, Luca, Luca, e Giampietro. Tre stupende giornate di sole, un paesaggio alpino mozzafiato, un accogliente rifugio, e le nostre gloriose moto ordinatamente parcheggiate nei suoi dintorni hanno fatto da sfondo alla gita di esordio del programma "Ruote e Scarponi". Gli scalatori arrivano in ordine sparso, nel tempo e nello spazio. Tutte le strade portando al rifugio Dibona e la disattenzione nel leggere il numero del segnavia per il rifugio fanno sì che Gilberto e Walter imbocchino il sentiero sbagliato e portino le loro moto là dove nemmeno i muli degli Alpini osano andare. Risultato: mentre Gilberto se la cava con soltanto due ore di marcia in salita alla luce di fine pomeriggio, Walter, partito da Monza quando i più vanno a letto, girovaga tra dirupi arcigni, ostili, e sconosciuti fino alle tre di notte, ora in cui raggiunge, nessuno sa come, il rifugio. ![]() Ignorando che un rifugio di montagna è proprio un rifugio e preoccupato di non disturbare i dormienti, s’infila, sotto le stelle e tutto vestito, nell’illusoria sicurezza del sacco a pelo, praticamente sotto i cilindri della sua Transalp, parcheggiata presso le altre moto e pericolosamente inclinata sul suo corpo. Ed è lì, verso le ore quattro di notte, che lo scrivente, ben sveglio a presidio del rifugio e preoccupato per la sua sorte, lo trova e lo invita nella camerata a noi riservata.
Il giorno successivo, dopo che i primi raggi del sole hanno lambito le cime più alte degli alberi, gli scalatori si inerpicano lungo il facile ma ripido sentiero zigzagante verso il distrutto rifugio Cantore, dove vengono ricordate le gesta dell’alpino Clerici che quarant’anni prima con alcuni coraggiosi commilitoni faceva la stessa scalata. Viene quindi raggiunto il poco distante rifugio Giussani, dove si sosta qualche minuto prima di attaccare lo strappo principale di due ore e mezza per la vetta. Attraverso pietraie, gradini, gradoni e sfasciumi, con qualche passaggio di terzo grado (a dire la verità cercato a tutti i costi dal sottoscritto con il lanternino per dare importanza alla salita), si arriva in vista della vetta e quindi, vinte le ultime facili roccette, questa viene raggiunta verso l’una. Quì, all’ombra della gigantesca croce di ferro, si consuma soddisfatti il pranzo, circondati da numerosi corvi in cerca di briciole e di avanzi. Viene contemplato a 360 gradi il bellissimo panorama, dal Sasso Piatto alla Marmolada, dal Gruppo Fanis alle montagne che circondano Cortina. Poco dopo le due, discesa per la cresta verso il Giussani dove ci si abbandona, birre alla mano, ad una lunga sosta ed una altrettanto lunga chiaccherata. Al termine, in un’oretta si arriva al rifugio Dibona per la cena e la notte. La sera, al desinare, in un clima di soddisfazione e di appagamento si ricorda la giornata e vengono prese decisioni per l’uscita successiva di Settembre in Piemonte guidata dal veterano Gilberto. |
Ultimo aggiornamento Martedì 19 Gennaio 2010 16:11 |